SEMPRE IO

Per chi non fraintenda narra la leggenda di quella gitana che pregò la luna bianca ed alta nel ciel mentre sorrideva lei la supplicava «fa che torni da me» «tu riavrai quell'uomo pelle scura con il suo perdono donna impura però in cambio voglio che il tuo primo figlio venga a stare con me» chi suo figlio immola per non stare sola non è degna di un re Luna adesso sei madre ma chi fece di te una donna non c'è dimmi luna d'argento come lo cullerai se le braccia non hai figlio della luna Nacque a primavera un bambino da quel padre scuro come il fumo con la pelle chiara gli occhi di laguna come un figlio di luna «questo è un tradimento lui non è mio figlio ed io no, non lo voglio» Luna adesso sei madre ma chi fece di te una donna non c'è dimmi luna d'argento come lo cullerai se le braccia non hai figlio della luna II gitano folle di dolore colto proprio al centro dell'onore l'afferrò gridando la baciò piangendo poi la lama affondò corse sopra al monte col bambino in braccio e lì lo abbandonò Luna adesso sei madre ma chi fece di te una donna non c'è dimmi luna d'argento come lo cullerai se le braccia non hai figlio della luna Se la luna piena poi diviene è perché il bambino dorme bene ma se sta piangendo lei se lo trastulla cala e poi si fa culla ma se sta piangendo lei se lo trastulla cala e poi si fa culla
(mecano )

sabato 2 agosto 2008

mio fratello marco

Camminavo su una piccola strada anzi no ora che ricordo era un viottolo di quelli che corrono interamente all’ombra senza mai essere toccati dalla luce del sole. Un piccolo sentiero con tante piccole curve e con le radici che uscendo dal sentiero rischiavano di far inciampare il passo.
Camminavo e in un giorno in cui l’ombra era più buia del solito inciampai in una radice e mi uscì un’imprecazione.
Sentii una risata abbassai lo sguardo mentre mi toglievo la polvere dai vestiti e mi resi conto che a ridere era la radice causa del mio capitombolo.La guardai e stupefatta le chiesi “che hai da ridere?” “rido perché sei caduta” . continuando a guardarla le risposi “certo sono inciampata su di te per forza sono caduta”. Lei con un sorrisino mi guardò di sottecchi e mi chiese “sei così sicura che sei inciampata per caso? Ti ho fatto cadere io se guardavi due secondi prima non spuntavo ancora dal terreno ahahahaha “. La guardai stupefatta “ perhè mai mi hai intenzionalmente fatto cadere??” “ti conosco sai?? Si parla molto di te nei dintorni “ “e cosa dicono di me?? “ chiesi sempre più stupefatta “hahahaha cosa dicono?? Dicono che vai sradicando tutto quello che vedi che non ti sta bene” “questo dicono di me?? E tu chi pensi che io sia?”. La radice mi guardò perplessa “non lo so ti ho fatto cadere apposta per poter parlare con te e capire se sradicherai anche me”. La guardai sempre più sospettosa “ ma dimmi chi avrei sradicato di così importante da riuscire a farti compiere un gesto simile?” “si dice in giro che una piccola pianta a me molto cara visto che siamo nati dallo stesso ceppo sia capitata tra le tue mani e che tu senza pensarci neppure un minuto l’abbia sradicata e gettata via”. La mia perplessità era sempre più evidente “quindi sei qui per un senso di vendetta? Mi hai fatto cadere per vendicarti? E dimmi che pianta avrei sradicato e gettato via?? Perché sinceramente è una vita che percorro questo sentiero così tortuoso e non ho mai toccato nessuno di voi”. Stranamente percepivo una certa titubanza mista a un senso di profonda attenzione da parte della radice per ogni mia parola che veniva misurata e pesata.
“Dimmi radice non sei convinta? Pensi veramente che dopo 38 anni passati su questo sentiero sarei capace di farvi del male ?dimmi chi è la pianta alla quale avrei fatto del male? Dimmi e ti risponderò con sincerità e se è vero che le ho fatto del male andrò a cercarla e la curerò affinchè possa rimettere radici in questo terreno”. A queste parole la radice non seppe che dire mi rivelò il nome della pianta e mi disse che era sua sorella e che l’aveva trovata in una scarpata gettata come una cosa vecchia che non serviva più e che dopo averla curata lei gli disse che non aveva visto chi l’aveva estirpata ma che il corvo appollaiato su un ramo le aveva fatto il nome mio mentre stava agonizzando. “ Io non la conosco tua sorella le sue foglie non hanno mai toccato le mie dita come fai a pensare che possa aver fatto una cosa del genere”. La radice mi guardò profondamente quasi a leggermi nel cuore e dopo alcuni interminabili minuti di silenzio proferì il suo pensiero. “E’ vero ho guardato le tue mani sono mani delicate sono mani che hanno sofferto e che hanno toccato la sofferenza altrui …. No non puoi essere tu. Il corvo è un bugiardo ti chiedo scusa per averti fatto cadere ora so … so che sei una buona persona e so che sei in sintonia con tutti noi …”
Da quel giorno la radice protesse sempre il mio cammino corse sempre a fianco a me e tutte le volte che inciampavo in erbe cattive proteggeva la mia caduta che non mi facessi troppo male, e quando dormivo alla diaccio si prodigava a fornirmi un giaciglio caldo e sicuro.
Tutto questo per dirti quanto sei importante per me fratellino per tutto quello che mi dai ogni giorno e non importa quante erbe cattive troveremo sul nostro sentiero Marco l’importante è che siamo insieme e che sei insieme a chi ti ama e te lo dimostra ogni giorno di questa fottutissima vita.
Con te per te e in te sempre è una promessa che porterò fino alla fine dei miei giorni.

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